L’importanza diagnostica dell’ombelico affonda le sue radici nel Nanjìng, ma questa zona anatomica presenta applicazioni cliniche utili anche per le malattie dei nostri giorni. L’ombelico riflette numerosi fenomeni connessi agli organi utilizzati nella diagnosi e nel trattamento di situazioni cliniche specifiche, come asma, allergie, disturbi epidermici e altro. In questo capitolo ci si occuperà di come si consideri l’ombelico nella medicina occidentale, esaminandone poi le prospettive nella tradizione cinese e in quella giapponese, integrate da strategie, casi e foto. Verrà esposto anche un metodo clinicamente efficace e immediatamente applicabile nella pratica per rafforzare Milza, Polmoni e Reni (il Qi di base del corpo) agendo sulla regione ombelicale.
All’inizio del tirocinio in medicina orientale lo studente imparerà che l’ombelico, a cui corrisponde l’agopunto RM 8 (Shenque: Porta dello Shen), è considerato come un “punto vietato” per l’infissione di aghi; poi scoprirà che in quest’area dell’addome è permessa l’applicazione della moxibustione per condizioni specifiche, come la diarrea, o per incrementare la voglia di vivere; di rado lo vedrà usare clinicamente e, quando diventerà praticante, lo utilizzerà sporadicamente o affatto. Eppure, in medicina orientale l’ombelico è un importante microsistema con parametri diagnostici e strategie di trattamento che si estendono ben oltre i disturbi trattati, inclusi quelli citati sopra.
L’addome, o Hara, come i giapponesi definiscono questa regione, è la cavità in cui risiede il Qi vitale, la forza vitale degli organi Zang-Fu. Pertanto, la diagnosi addominale e la palpazione, incluso il microsistema dell’ombelico, sono in grado di rivelare i disturbi occulti e di rendere così possibile l’individuazione del trattamento più appropriato dell’Origine.
Localizzato al centro dell’addome, l’ombelico possiede un significato speciale. Secondo Matsumoto & Birch (1988) che commentano i capitoli 16 e 56 del Nanjing:
“ … i Cinesi immaginavano l’universo nell’addome, accentrata intorno alla stella polare: RM 3, S 25, S 23 e l’ombelico. L’area intorno alla stella polare, che è il centro del firmamento, era chiamata il palazzo centrale, governato dalla terra. Il Nanjing, a parziale emulazione della visione macrocosmica, collocava la fase della terra al centro dell’addome, intorno a1l’ombelico, rispecchiando la localizzazione centrale del palazzo. Le altre quattro fasi (elementi) erano situate intorno al centro” (p. 333).
La mappa addominale dell’ombelico secondo il Nanjing, considera la regione ombelicale come il centro del firmamento, governato dalla Terra e, in forza delle corrispondenze dei Cinque Elementi, i suoi organi di riferimento sono Milza e Stomaco. Basandosi su questa associazione, i praticanti di medicina cinese classica hanno usato l’ombelico per il trattamento di Milza, Polmoni (perché la Milza è la madre simbolica di questi) e Reni (perché la Terra simbolicamente controlla l’Acqua). Oggi continuano a trattare l’ombelico con modalità diverse per regolare le disarmonie di questi tre importanti organi, esaminati qui di seguito.
Come sappiamo, l’ombelico è la cicatrice sull’addome che indica il punto in cui il cordone ombelicale si univa al corpo dell’embrione durante la gestazione. Nella maggior parte degli adulti esso è caratterizzato da una depressione, in altri da una piccola protrusione della pelle. È localizzato al livello dello spazio presente tra la terza e la quarta vertebra lombare, e interrompe la linea alba circa a metà strada tra la punta dello sterno e la sinfisi pubica.
Il flessibile cordone ombelicale, costituito da due arterie e da una vena, nonché parte fondamentale della placenta, è un organo altamente specializzato che unisce il feto alla madre. La sua funzione è quella di trasportare sostanze nutrienti, proteine, vitamine, sali minerali e ossigeno al feto e di rimuovere da questo il Sangue povero di ossigeno e i prodotti di scarto. Uno dei ruoli più importanti del cordone ombelicale è quello di trasmettere anticorpi al bambino, attraverso il Sangue, al momento della nascita: tale processo richiede circa un minuto e avviene dopo che la pulsazione ombelicale è cessata. Questi anticorpi sono importanti per la costituzione della funzione di difesa organica del neonato.
“Finché il cordone è collegato, molte sostanze abbandonano il corpo nel momento finale. Se il distacco avviene troppo presto, ad alcune sostanze estranee non è consentito di uscire: esse rimangono intrappolate nell’annodamento del cordone ombelicale e vengono individuate e attaccate dalle cellule T. Queste ultime sono indotte a leggere erroneamente le informazioni ricevute, considerando alcuni dei tessuti propri del corpo come se fossero estranei; incominciano perciò ad attaccarli e continuano a farlo per tutta la vita. Ciò può provocare reazioni allergiche e, se il sistema immunitario è vulnerabile, si possono sviluppare malattie autoimmuni” (Matsumoto 1987).
Recidere il cordone ombelicale prima che la pulsazione sia cessata o prima dell’espulsione spontanea della placenta (di solito 15-30 minuti dopo la nascita), ha il preciso effetto di limitare il trasferimento di questi anticorpi, come pure di una significativa quantità di Sangue placentale. Perciò in pochi secondi il sistema immunitario di una nuova vita umana può già essere danneggiato.
Studi condotti più di trent’anni fa hanno dimostrato che ritardare la legatura del cordone ombelicale consente ai neonati di ricevere molto più Sangue che con una legatura immediata, una pratica ostetrica comune (Raloff 1996). Un ritardo anche di cinque minuti fornisce al neonato 80-90 ml di Sangue in più rispetto alla capacità fetale media di +310 ml.
Alcuni ricercatori hanno constatato che tra i neonati dei Paesi in via di sviluppo si può ritardare l’inizio dell’anemia per carenza di ferro, aspettando un minuto prima di recidere il cordone ombelicale, così che possa liberare Sangue placentale e cessare la pulsazione (Raloff 1996).
“Una controversia perenne relativa al cordone ombelicale riguarda il momento in cui tagliarlo. Fino al XVII secolo si usava lasciarlo dov’era fino a quando la placenta fosse espulsa (in genere entro 20 minuti). In seguito si incominciò a tagliarlo e a legarlo, lasciando un moncherino” (Smith 1968, pp. 121-124).
Il cordone è di solito legato e tagliato approssimativamente un minuto dopo il parto, lasciando un moncherino della lunghezza di circa un pollice che secca e cade entro una o due settimane, e che origina un tessuto cicatriziale. Legare o strozzare il cordone in modo non corretto, o tagliarlo troppo vicino alla parete addominale può portare a gravi disordini digestivi, piccole ostruzioni intestinali, copiose emorragie e perfino alla morte.
Un’imponente ricerca mondiale sul recupero del Sangue del cordone ne ha mostrato le numerose applicazioni: per esempio, è una fonte ideale per il neonato in caso di trasfusione, sia al momento della nascita sia in seguito — una forma di assicurazione biologica. Contenendo una grande quantità di cellule staminali, importanti per il sistema immunitario e sanguigno, il Sangue fetale viene raccolto e conservato per trattare, per esempio, la leucemia e l’anemia grave, e viene usato come alternativa ai trapianti di midollo osseo. Poiché rispetto a questo, il Sangue del cordone ombelicale ha una maggiore tolleranza immunologica, il ricevente non deve essere strettamente compatibile con il donatore (Stephenson 1995).
La medicina giapponese riconosce che l’ombelico è la nostra prima cicatrice, riferendosi a esso come al punto Mu del Trauma della Nascita e all’area intorno all’ombelico, R 16 (Huangshu), come al punto Shu dell’Organo Perduto (Matsumoto 1987), in cui “organo” si riferisce alla placenta.
Il termine “cicatrice” è applicato a una ferita cicatrizzata, a una piaga o a una fessura in un tessuto. Le cicatrici sono costituite essenzialmente da tessuti fibrosi e, nella teoria medica orientale, si ritiene che possano ostacolare il flusso del Qi e del Sangue in aree, organi e meridiani, provocando dei disturbi. Non tutte, però, producono questo effetto e la gravità del disordine che possono creare dipende da molti fattori: la localizzazione, la forma, la profondità, la durata della loro esistenza e la qualità della cicatrizzazione. A causa della dimensione relativamente ampia dell’ombelico e della sua profondità, è probabile che esso presenti le caratteristiche di una cicatrice patologica, in grado di inibire la funzione di meridiani e organi, e di provocare molte patologie degli stessi localmente e a distanza. Questa è un’importante ragione per cui, nell’esame addominale, si procede alla diagnosi e al trattamento dell’ombelico.
Come tutte le cicatrici, deve essere palpato per determinarne il livello di coinvolgimento: una tensione percepibile può interferire con la circolazione del Qi e del Sangue. Esso è localizzato in un’area strutturalmente incline alla tensione e costituisce un nodo o un’escrescenza nel centro del corpo, dove avvengono funzioni fisiologiche importanti, specialmente da una prospettiva orientale.
Quando si esamina l’ombelico di un cliente, è importante osservare che la sua forma attuale non è probabilmente la stessa che aveva alla nascita: essa può cambiare in risposta allo stato funzionale dell’organismo, alle variazioni di peso, a gravidanza, operazioni chirurgiche addominali o altri fattori.
L’individuo medio e il praticante medio possono non esserne consapevoli semplicemente perché non lo osservano con attenzione; tuttavia le funzioni sottostanti possono influire sul suo aspetto e il suo trattamento può influire su di esse.
L’OMBELICO SANO
Secondo la medicina orientale, l’ombelico è il punto di ingresso della forza vitale. Il Nanjing descrive l’ombelico sano come profondo e ben sagomato, con tessuti circostanti forti e una pulsazione intensa, indici di forte resistenza e di lunga vita. L’ombelico sano non è troppo superficiale, troppo profondo, troppo largo, troppo stretto o troppo piccolo; dovrebbe essere centrale e incassato, non avere pulsazioni visibili al di sopra o fuori dal centro e nessuna depressione intorno, eccetto una molto leggera sopra di esso; il suo interno dovrebbe assomigliare all’immagine di un “sole con i raggi”.
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